Il Mibac non può tutelare le cose e contemporaneamente anche se stesso 22-06-2010 Francesco Floccia
Non ha tutti i torti l’arch. Bruno Sammarco nel lamentare il divieto all’uso del “mezzo proprio” per svolgere “missioni” di lavoro sul territorio per finalità di controllo e tutela. M quando penso che l’immenso patrimonio artistico e monumentale che oggi lo Stato italiano deve proteggere si è prodotto e stratificato nei secoli addietro di molto e ancor prima che ci fosse l’invenzione dell’automobile o comunque di altri veicoli da trasporto meccanico comodi e veloci, allora mi sento sempre più stupefatto e inadeguato a comprendere la forza, la maestria, l’ardimento delle generazioni passate per come abbiano fatto – i nostri avi - a costruire senza gru, ponteggi, betoniere, computer, telefoni, strade e autostrade, porti e aeroporti, furgoni cabinati e suv, strumenti di riproduzione fotografica, tutto quel ben di Dio che noi chiamiamo patrimonio culturale italiano e che fortissimamente e modernamente vogliamo salvare. Purtroppo, a parer mio, il problema non sta nel funzionario mibac privato dell’impiego dell’auto ma in un mibac che deve difendere quei retaggi della Storia che dal Monachesimo benedettino fino (per l’appunto) all’invenzione fine ‘800 dell’auto sono stati prodotto - oggi visto come anacronistico - anche di sacrifici, di difficoltà, di iniziative coraggiose di artisti, padroni, artigiani, maestranze, mecenati, principi e cardinali volitivi, autoritari, colti e illuminati. Mi sembra infatti che nei momenti dei grandi sviluppi storici dell’arte la cultura badasse più ai meriti dell’opera, al suo risultato che non ai diritti o agli stenti degli artisti che nell’impegno tuttavia dovevano procedere. Comunque buon lavoro a tutti gli Architetti mibac.
21/6/2010
Francesco Floccia
21/6/2010
Francesco Floccia |