caratterizzazione chimico-fisica di scorie di fusione provenienti dalla spiaggia di Baratti (Populonia) Stefano Pagnotta (stefanopagnotta@yahoo.it) Università degli studi S.Orsola Benincasa (Na) conservazione dei BB.CC., Archeologia, curriculum delle tecniche e della diagnostica Relatori: Giolj F. Guidi
scorie,microscopio, sem, analisi, mineralogia
La presente tesi ha lo scopo di dimostrare in che modo sia utile effettuare analisi di tipo mineralogico e chimico - fisico sulle scorie di fusione rinvenute in contesti archeologici poiché queste possono fornire. In particolare il presente studio, prende in esame alcune scorie di fusione provenienti dalla spiaggia di Baratti (Livorno) raccolte prive di contesto e quindi, probabilmente, appartenenti a diverse epoche e contesti culturali. Sono state utilizzate due tecniche che al giorno d’oggi possono essere richieste con un bagaglio minimo di conoscenze in materia e risultano essere, anche, tra le più economiche a disposizione degli archeologi. La microscopia ottica su sezioni lucide, ha permesso di individuare grossomodo le tipologie strutturali dei campioni in esame sfruttando la luce polarizzata mentre, con la luce semplice si sono individuati i minerali più grossolani presenti attraverso l’osservazione di forma ,colore e modo di riflettere la luce. Il SEM ( microscopio a scansione elettronica) ha permesso di indagare la natura intima dei campioni lavorando ( con immagini generate da fasci elettronici e non più dalla riflessione della luce) in un range dimensionale molto basso ( nell’ordine dei micron), con la microsonda accoppiata al SEM siamo riusciti ad indagare anche la natura elementare tracciando così un quadro d’insieme generale ma utilissimo per trarre un discreto numero di informazioni. Ad un esame macroscopico preliminare è stato possibile dividere le scorie in tre gruppi: scorie vetrose, dal colore verdolino e basso peso specifico; scorie ferrose, molto pesanti, con forma corrugata ( Slag Tapped ), e non ( furnace Slags ), ed alto contenuto di ossidi di ferro; scorie non ferrose , pesanti, dall’ aspetto terroso, con bollosità diffusa ed evidente ossidazione superficiale. Nel sito sono maggiormente diffuse le scorie ferrose e quelle vetrose, le prime probabilmente hanno prodotto ferro in un periodo tecnologicamente inesperto, le seconde, denotano un grado tecnologico avanzatissimo in quanto quasi del tutto prive di metallo, leggerissime, con una matrice vetrosa ricca di potassio ( dovuto all’utilizzo di sabbia come scarificante). Le scorie non ferrose, quelle che hanno prodotto sicuramente rame, testimoniano una abilità notevole nell’utilizzo dei solfuri misti come minerale primario; il contenuto di solfuri è pressoché nullo e la presenza di tormaline nella matrice in associazione agli ossidi di rame certifica la provenienza del minerale primario dai giacimenti del campigliese…
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