Storia della collezione mineralogica di Giovanni Targioni Tozzetti Alba Scarpellini (albascarpellini@virgilio.it) Università degli Studi di Firenze Operatore dei Beni Culturali, Museologia e Storia delle Collezioni Relatori: Maria Grazia Marzi
collezionismo storico-naturalistico settecentesco
Presso la sezione di Mineralogia del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze si trovano depositati i cataloghi manoscritti da Giovanni Targioni Tozzetti (1712-1783) e da suo figlio Ottaviano (1755-1829), contenenti la descrizione minuziosa di una imponente raccolta mineralogica. Ai cataloghi corrispondono attualmente circa settanta scatole di cartone di medio formato contenenti reperti lito/mineralogici, di cui 3468 certamente attribuibili, perché corredati di cartellini originali, alle collezioni di Pier Antonio Micheli e di Giovanni e Ottaviano Targioni, e circa 1500 senza cartellinatura. In questo elaborato si è cercato di dare conto del lavoro svolto su questa antica collezione mineralogica. Una revisione resa necessaria per fini conservativi e realizzata con lo scopo di conoscere più approfonditamente la raccolta e la storia del suo percorso nell’arco di quasi tre secoli di vita. L’importanza che viene attribuita a questa collezione è dovuta al momento storico nel quale si è formata e all’autorevolezza dei personaggi che hanno contribuito alla sua costituzione. Nel ripercorrere la storia della raccolta possiamo tracciare un quadro dell’ambiente scientifico e culturale nella Toscana del Settecento. Un periodo storico che vede il lento tramonto delle collezioni formate di oggetti naturali e/o artificiali che avevano come comune denominatore quello di essere “mirabilia” e l’affermarsi invece di collezioni e Musei privati, sempre meno ricchi di curiosità e più attenti invece alla comprensione del mondo. Il bisogno di conoscenza era sempre più forte dopo le sorprendenti scoperte avvenute con le esplorazioni geografico-naturalistiche, o a seguito dell’uso di nuove tecnologie che svelavano micro e macrocosmi. L’aumentata circolazione delle idee aprì la strada a importanti ricerche, e la Toscana non fece eccezione, anzi, l’eredità galileiana fece si che molti nobili e studiosi favorissero la formazione di raccolte sulle quali veniva fatto uno studio sistematico dei reperti provenienti dal mondo animale, vegetale e minerale. - Il primo capitolo di questa tesi è dedicato alle: Raccolte naturalistiche al servizio della ricerca circoscrivendo il nostro campo d’interesse alla Toscana. Il capitolo è articolato in due paragrafi: nel primo si traccia un profilo biografico e intellettuale di Giovanni Targioni Tozzetti, nel secondo paragrafo ci occupiamo di dare “uno sguardo su alcuni Musei privati nella Firenze del Settecento, (Micheli, Targioni, Gualtieri, de Baillou)” evidenziando le diverse motivazioni scientifiche ed economiche che portarono questi protagonisti del “milieu” culturale e scientifico fiorentino settecentesco ad investire ingenti risorse, economiche e non solo, in collezioni naturalistiche. - Un secondo capitolo dal titolo: La collezione mineralogica Micheli/Targioni Tozzetti entra nel merito dell’aspetto storico-scientifico di questa raccolta e si articola in tre paragrafi. Nel primo parliamo del perché fosse importante una raccolta di minerali e fossili nel 1700, mentre il secondo ricostruisce il percorso che la collezione mineralogica ha compiuto durante tre secoli. Un terzo paragrafo, possiamo dire più tecnico, nel quale viene indicata la metodologia seguita per la revisione e la sistemazione “provvisoria” della raccolta nella sezione di Mineralogia del Museo di Storia Naturale di Firenze. Concludo questo elaborato con un’appendice formata da vari allegati con la quale intendo illustrare più da vicino alcune particolarità di una raccolta storica servendomi anche delle immagini di reperti e riportando le relative schede contenenti i testi che li descrivono. In questa collezione si trovano, infatti, i campioni più diversi: da un reperto etrusco ad un pezzo di vanga usata dai contadini dell’epoca, da graziosi manufatti in ceramica a vasetti contenenti residui di fango del Tevere. Se non ci fermiamo ad una lettura superficiale e studiamo tutto questo insieme, così eterogeneo nella sua composizione, e leggiamo le accurate descrizioni dei campioni sulle migliaia di pagine manoscritte non possiamo non riconoscere a questi uomini, scienziati “curiosi”, una profonda coerenza nella ricerca.
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