Il territorio a nord-ovest di Taranto (VII-III secolo a.C.) Giulia De Napoli (giuliadenapoli@virgilio.it) università di lecce Conservazione dei beni culturali, beni architettonici,archeologici e dell'ambiente Relatori: prfssa Grazia Semeraro
Taranto
TITOLO DELLA TESI
Il territorio a nord-ovest di Taranto (VII-III secolo a.C.)
MATERIA Archeologia della Magna Grecia.
Relatore: prof.ssa Grazia Semeraro Correlatore: prof. Francesco D’Andria
ARGOMENTO E METODO DI INDAGINE La tesi da me discussa ha come oggetto l’indagine e lo studio della parte del territorio di Taranto, conosciuta come “l’anfiteatro tarantino”, meno indagata archeologicamente,a differenza di quella sud orientale interessata da numerosi studi e ripetute campagne archeologiche. Nel territorio di Taranto,infatti, a differenza di altri centri antichi come per esempio Metaponto, non è mai stata condotta un’indagine programmata con interventi sistematici e prospezioni archeologiche che permettano di elaborare un quadro costruttivo dell’antica frequentazione umana.
L’indagine è stata portata avanti su base bibliografica, archivistica e cartografica. Il lavoro,infatti, è consistito nell’individuare i siti presenti nella fascia territoriale oggetto della mia tesi, il cui interesse archeologico ricadesse nell’arco cronologico compreso tra il VII e il III secolo a.C.,ovvero quello dell’occupazione greca,cercando di leggere in modo obiettivo i dati che sono emersi poichè il carattere molto lacunoso della documentazione di scavo limita sensibilmente la possibilità di proporre una lettura organica dei dati.
Ogni sito è stato singolarmente schedato indicandone l’estensione,il tipo di evidenza archeologica individuata,e la sua ubicazione sulla cartina topografica IGM.Preciso che questo ambito geografico corrisponde a un’area del territorio occupata in anntico sia dai coloni greci,sia dagli indigeni,i Peuceti. La natura delle relazioni tra i nuovi arrivati e la popolazione locale è ancora materia di discussione;tuttavia in situazioni in cui una rapida integrazione tra gruppi con differenti sfondi culturali ha avuto luogo ,come è inevitabile,i tentativi e gli sforzi di separare i relativi ambiti territoriali risultano irrilevanti ai fini di uno studio del territorio. Il mio lavoro quindi è consistito nel registrare e censire i siti individuati e le relative evidenze archeologiche. L’indagine è stata portata avanti suddividendo i periodi di occupazione: età arcaica, classica ed ellenistica. Per ognuno di essi ho redatto una carta archeologica indicando i siti, la tipologia dei ritrovamenti archeologici,e la loro estensione relativa a quel periodo calcolata dai dati offerti dall’evidenza archeologica.
La densità di occupazione da parte di genti greche sembra aumentare di pari passo con la crescita del ruolo occupato dalla città di Taranto nelle vicende belliche e politiche della Magna Grecia. Nel periodo arcaico l’occupazione del territorio in questione si riscontra in particolare in due zone: quella corrispondente all’attuale città vecchia e quella alla località Amastuola, ricadente nel comune di Crispiano, interessata dalla presenza di una vastissima necropoli, in parte devastata dall’attività clandestina, e dall’abitato, indagato in maniera minore. Fino al VI secolo l’occupazione greca del territorio è attestata per lo più dalla presenza di sepolture,isolate o raccolte in necropoli di dimensioni a volte davvero consistenti (come per esempio la necropoli di montecamplo in provincia di Laterza che conta ben 700 sepolture purtroppo in gran parte devastata dall’attività clandestina che non ha permesso di recuperare molto materiale). Nell’età classica (V secolo a.C.) si riscontra un calo sensibile dell’occupazione greca,probabilmente ascrivibile alla crisi politica del 470 a.C. di cui parlano le fonti,o probabilmente alla mancanza di un’indagine programmata che potrebbe far luce sull’occupazione del territorio in questo periodo. Il periodo di maggiore occupazione del territorio sembra registrarsi nell’età ellenistica (IV secolo). La Taranto del IV secolo è sicuramente una delle città più vitali e fiorenti nella compagine delle colonie dell’Italia meridionale.E’ questo il periodo in cui Archita attua nella città riforme in senso democratico portando avanti una politica agraria rivolta alla chora. lL periodo di floridezza vissuto dalla città è attestato dalle ricche sepolture rinvenute non solo nella città ma anche nel territorio a testimonianza del fatto che il territorio fosse occupato anche da coloni che ricoprivano ruoli di importanza. Attestazioni della presenza greca nel territorio si riscontrano nelle zone ricadenti negli attuali comuni di Massafra, Crispiano, Palagiano, Palagianello, Mottola,Ginosa, Castellaneta, Laterza. Non è stato tuttavia possibile -allo stato attuale della ricerca- individuare il limite esistente tra il territorio di Taranto e quello confinante di Metaponto. Il IV secolo è un periodo di grandi mutamenti anche nel mondo indigeno:molti siti vengono muniti di cinte murarie (Passo di Giacobbe, in provincia di Ginosa ne è l’esempio più emblematico,oltre che il sito più indagato archeologicamente). Nel momento in cui,tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. si creano le premesse per la perdita di autonomia da parte di Taranto,le operazioni di guerra contro Romani e Lucani interessano sempre più il fronte nord occidentale determinando l’abbandono o la riduzione di divesi centri di occupazione indigena mentre si riscontra un incremento dello sfruttamento agricolo della fascia litoranea da parte di Taranto. La mia ricerca si arresta al 272 a.C., anno della conquista di Taranto da parte dei Romani. Da quella data in poi il territorio tarantino viene inglobato nell’area di influenza romana e si assiste a una ristrutturazione politica del territorio connessa alla penetrazione romana.
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