VII Commissione Senato - seduta del 17 ottobre 2005 (indagine conoscritiva tutela e valorizzazione - audizione ICOM) 2002-10-17
VII COMMISSIONE PERMANENTE (ISTRUZIONE PUBBLICA, BENI CULTURALI) SEDUTA N. 136 - 17 OTTOBRE 2002
AUDIZIONE dell'International Council of Museums (ICOM) – Italia
Presidenza del Vice Presidente BEVILACQUA
Intervengono, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, il dottor Giovanni Pinna, e il dottor Carlo Teruzzi, rispettivamente presidente e membro della giunta esecutiva dell'International Council of Museums (ICOM) - Italia.
La seduta inizia alle ore 15,00.
PROCEDURE INFORMATIVE
Seguito dell'indagine conoscitiva sui nuovi modelli organizzativi per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali: audizione dell'International Council of Museums (ICOM) – Italia
Riprende l'indagine conoscitiva sospesa il 20 giugno 2002.
Il presidente BEVILACQUA introduce l'audizione odierna, dando il benvenuto ai rappresentanti del Comitato nazionale italiano dell'International Council of Museums (ICOM). Precisa inoltre che l'Ufficio di Presidenza della Commissione, programmando i lavori dell'indagine conoscitiva, ha ritenuto che i rappresentanti dell'ICOM potessero apportare un utile contributo, in quanto la legge finanziaria per il 2002, nel dettare i contenuti del regolamento governativo che dovrà disciplinare la concessione ai privati o agli enti locali della gestione di servizi finalizzati al miglioramento della fruizione pubblica e della valorizzazione del patrimonio artistico, ha disposto che tale regolamento dovrà indicare anche i parametri di offerta al pubblico e di gestione dei siti culturali; i quali parametri dovranno attenersi proprio ai princìpi stabiliti all'articolo 2, comma 1, dello statuto dell'ICOM. Non sfugge pertanto la rilevanza che assume una testimonianza diretta di esponenti della stessa ICOM in merito al loro statuto e ai risultati della sua applicazione che emergono dall'esperienza diretta.
Ha quindi la parola il dottor PINNA, il quale, nel consegnare materiale documentativo alla Commissione, ricorda che l'ICOM è una organizzazione internazionale non governativa e non-profit, che collabora con l'UNESCO e con il Consiglio economico-sociale dell'ONU e che si occupa prevalentemente di sviluppo dei siti museali nel mondo e delle professioni collegate a questo tipo di strutture culturali. Rievoca quindi brevemente le vicende storiche che hanno condotto prima all'istituzione dell'ICOM e poi alla sua trasformazione in una organizzazione non governativa, fornendo peraltro le cifre che danno conto del complessivo panorama organizzativo mondiale del Council. Chiarisce poi quale sia la differenza di funzione tra i comitati nazionali dell'ICOM, che si occupano di museologia all'interno dei rispettivi Paesi, e i comitati internazionali, che invece indirizzano la loro attività verso settori specifici. Indi, in quanto presidente della struttura italiana dell'ICOM, fa presente di aver seguito con interesse, ma anche con preoccupazione, il riordino normativo che ha recentemente investito il comparto dei beni culturali e dunque degli stessi musei. In proposito, riprendendo la disposizione della legge finanziaria per il 2002 già richiamata in apertura di seduta dal presidente Bevilacqua, esprime compiacimento per il diretto riferimento all'articolo 2, comma 1, dello statuto dell'ICOM ed espone quale concetto di museo si ricavi dalla lettura puntuale della norma in questione. In altri termini, al museo non deve essere attribuita solamente una funzione culturale di tipo espositivo, ma la struttura deve svolgere anche un ruolo specifico - attraverso la conservazione del patrimonio - di tutela dell'identità della comunità di riferimento, sia essa nazionale o locale o perfino sovranazionale. Inoltre, i musei devono essere intesi quali luoghi nei quali il patrimonio culturale prende corpo e non viene semplicemente conservato. Ciò si realizza attraverso la raccolta delle opere e degli oggetti e la loro conservazione sistematica basata su criteri scientifici, intesa quindi quale attività selettiva che persegue un determinato indirizzo e svolge opera di vera e propria creazione del patrimonio culturale. Quest'ultimo a sua volta deve essere distinto in una componente materiale, costituita dall'insieme dei beni conservati, e in una immateriale, che va identificata nel significato che i beni stessi rivestono grazie al valore storico e artistico che essi apportano nel processo di formazione dell'identità culturale di una determinata comunità. Per le ragioni sopra esposte, egli ritiene vada respinta una impostazione aziendalistica della gestione museale, che abbia come criterio guida la redditività economica. Non è infatti questo il modo per risolvere il problema della scarsezza delle risorse da destinare alla gestione dei musei, in quanto nessuna struttura al mondo riesce a coprire una cifra superiore al 20-25 per cento del proprio fabbisogno attraverso gli introiti assicurati dai cosiddetti servizi aggiuntivi, la resa dei quali sarebbe forse maggiore solo se i musei stessi venissero svincolati dalla loro funzione precipua di natura culturale e scientifica.
Si apre il dibattito.
Il senatore MONTICONE si dichiara fortemente interessato ai concetti espressi dal dottor Pinna riguardo alla natura e alle finalità dei musei. Chiede quindi maggiori ragguagli sul significato e sulla funzione che potrebbero avere le cosiddette componenti immateriali delle raccolte museali. Affrontando poi la questione della redditività dei servizi aggiuntivi, egli ricorda che la Commissione istruzione del Senato nel corso della passata legislatura – nel corso di una similare indagine conoscitiva – aveva visitato le strutture museali parigine ed aveva verificato che introiti percentualmente superiori rispetto a quelli indicati dal dottor Pinna venivano realizzati oltralpe grazie all'attività editoriale, volta a diffondere la conoscenza del patrimonio custodito nei musei. Al riguardo, fermo restando che solo le strutture museali maggiori potrebbero ambire a una vasta diffusione di pubblicazioni di questo tipo, una riflessione più approfondita in merito potrebbe essere utile per i fini che l'indagine conoscitiva persegue. Il Paese è infatti impegnato nella ricerca di nuove strade che siano in grado nel contempo di rendere più popolare la conoscenza del patrimonio culturale nazionale custodito nei musei e di ridurre l'entità del sostegno finanziario pubblico.
La senatrice ACCIARINI condivide a sua volta i principi enunciati dal rappresentante dell'ICOM circa la gestione dei servizi museali, sottolineando come l'Italia, a differenza della maggior parte degli altri Paesi, debba svolgere un alto compito di civiltà nel garantire la conservazione e la fruizione di un così vasto patrimonio culturale. Occorre allora coniugare l'attività straordinaria di recupero e conservazione dei beni a quella di manutenzione ordinaria, che deve essere il più possibile efficiente. Ma invece di concentrarsi su questi aspetti, negli ultimi tempi si vanno privilegiando i profili materiali della gestione dei servizi museali, proponendo come soluzione ottimale la concessione degli stessi a soggetti privati. Si sostiene in particolare che il settore privato potrebbe essere interessato alla gestione dei musei meno importanti verso i quali lo Stato e gli altri enti pubblici non manifestano la dovuta attenzione. Viceversa, ella nutre forti perplessità che imprenditori privati possano essere interessati alla sorte dei musei minori - per collocazione territoriale o per entità del patrimonio culturale conservato - nei quali si registra una scarsa affluenza di utenti e dove conseguentemente non trovano soddisfazione quei fini di lucro che rappresentano appunto la motivazione peculiare dell'investimento privato.
Anche la senatrice PAGANO concorda con le riflessioni svolte dal dottor Pinna nella sua esposizione introduttiva, dalle quali si possono agevolmente ricavare giudizi critici nei confronti della privatizzazione dei servizi museali. Rileva fra l'altro che in Italia si sta affermando una visione solamente parziale del panorama – invero assai variegato – dei soggetti privati potenzialmente interessati alla gestione dei servizi museali, essendosi per di più finora ignorate le associazioni e le fondazioni. Occorre invece rivisitare il concetto di commercializzazione di determinati servizi culturali, entrando nel merito delle questioni e rinunciando a contrapposizioni ideologiche. Da questo punto di vista, l'audizione odierna può rappresentare un utile stimolo per la discussione parlamentare, e più in generale politica, attorno ai temi in oggetto. Intervenendo poi sul riordino delle competenze fra Stato e regioni in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali, intervenuto a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione, ella denuncia la mancanza di una visione organica e coerente da parte del Governo, che da un lato accentra determinate funzioni e appesantisce l'assetto burocratico del Ministero competente e dall'altro porta avanti progetti di devoluzione e trasferisce importanti funzioni agli enti locali a scapito della omogeneità a livello nazionale della stessa attività di tutela del patrimonio culturale. La senatrice richiama inoltre la grave questione dei lavoratori utilizzati dal Ministero con contratti a tempo determinato, evidenziando come i grandi temi della centralità della cultura e del ruolo dei musei in Italia risultino vanificati laddove non si garantisca una sistemazione definitiva del personale precario.
Il senatore GABURRO, riprendendo l'osservazione circa l'esiguità degli introiti assicurati ai musei dalla privatizzazione dei cosiddetti servizi aggiuntivi, chiede se le relative cifre abbiano subito un'evoluzione nel corso del tempo e se siano uniformi nei diversi Paesi e fra i diversi tipi di musei.
Agli intervenuti replica il presidente dell'ICOM - Italia, dottor PINNA, il quale risponde preliminarmente ai quesiti sollevati circa il rapporto fra pubblico e privato ai fini della conservazione e valorizzazione dei beni culturali, nonché le eventuali finalità di lucro delle istituzioni a ciò preposte. Al riguardo, conviene che il privato non può essere identificato in un unico soggetto, stanti le molteplici modalità di intervento che i privati hanno a disposizione nel settore. In particolare, sottolinea la differenza fra gli sponsor, i cui interventi agiscono anche sui contenuti dell'azione culturale, limitando la libertà di gestione, e i mecenati, le cui attività consentono invece margini di manovra assai maggiori. Né va dimenticato che la finalità ultima dei musei consiste nel concorrere con altre istituzioni alla crescita culturale della comunità. Il "prodotto" da vendere non è pertanto il biglietto d'ingresso, non potendosi certo confondere l'accesso alla cultura con la cultura in sé. Va quindi da sé che il museo non debba avere scopo di lucro, anche se ciò non vuol certo dire che esso non debba conseguire dei guadagni, ma solo che questi ultimi non devono rappresentare il fine ultimo. Richiamando poi l'esperienza francese, egli ricorda che la Reunion des museaux nationaux, società statale istituita per l'organizzazione di manifestazioni e la gestione di servizi, è in forte perdita economica. Nega tuttavia che si tratti di una perdita in termini assoluti, atteso che l'impegno finanziario nei settori culturali può ben tradursi in guadagni di tipo diverso, come una maggiore autorevolezza culturale del Paese che, oltre a un considerevole indotto, può senz'altro stimolare un'economia più florida. Quanto alla separazione fra i compiti di tutela e quelli di valorizzazione, egli ritiene che si tratti di distinzione più che altro teorica: la tutela non può infatti non essere finalizzata alla valorizzazione, né può esserci valorizzazione senza tutela. Né ritiene di condividere un'eccessiva attenzione al numero dei visitatori paganti, i quali vanno distinti dal pubblico in senso più ampio, rappresentato da tutta la comunità il cui patrimonio è custodito dal museo. Il presidente Pinna risponde indi alle domande sulla redditività economica dei piccoli musei, convenendo che difficilmente essi possono essere gestiti dai privati, essendo spesso privi di un effettivo ritorno economico. Né ritiene che la gestione privata sia necessariamente migliore di quella pubblica, soprattutto in presenza di adeguati stimoli. Osserva altresì che l'affidamento ai privati della gestione di alcuni musei, per la parte relativa alla valorizzazione, fa spesso sì che allo Stato restino i compiti economicamente più gravosi. A ciò si lega la questione della formazione professionale: grazie ad una serie di fattori fra cui l'impegno economico comunitario e l'autonomia universitaria, sono infatti fioriti molteplici corsi, che hanno coinvolto numerosissimi giovani, senza tuttavia un'indagine preventiva di mercato che ne assicurasse il successivo assorbimento. Tali giovani trovano pertanto ora quale unico sbocco professionale l'assunzione da parte dei privati, che spesso li inquadrano come custodi per poi affidare loro compiti di maggiore responsabilità, fra cui le visite guidate. Non sembra invece corretto che nel pacchetto in appalto lo Stato affidi ai privati, oltre alla gestione di servizi quali le librerie e le caffetterie, anche settori così delicati per l'educazione delle nuove generazioni quali le visite guidate, atteso che le gare di appalto si svolgono inevitabilmente sulla base di parametri meramente economici.
Agli intervenuti risponde altresì il dottor TERUZZI, membro della giunta esecutiva dell'ICOM - Italia, il quale ricorda come gli interventi di manutenzione straordinaria siano spesso la conseguenza di una carente manutenzione ordinaria, molte volte dovuta alla mancanza di motivazione degli operatori delle istituzioni. Ai fini della conservazione preventiva, ritiene pertanto indispensabile una capillare formazione degli operatori.
Riprende nuovamente la parola il presidente PINNA, il quale si sofferma da ultimo sulle prospettive di decentramento che, a suo giudizio, appaiono gravi se accompagnate da un indebolimento delle strutture centrali dello Stato. In un'ottica di decentramento, bisognerebbe invece a suo giudizio potenziare gli istituti centrali quali supporti tecnici il cui costo difficilmente gli organi locali potrebbero permettersi.
Il presidente BEVILACQUA ringrazia i rappresentanti dell'ICOM – Italia e dichiara chiusa l'audizione. Rinvia indi il seguito dell'indagine conoscitiva ad altra seduta.
La seduta termina alle ore 16.
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