VII Commissione Senato - seduta del 3 aprile 2003 (indagine conoscitiva tutela e valorizzazione - audizione CGIL CISL UIL, inizio e rinvio) 2003-04-03
VII COMMISSIONE PERMANENTE (ISTRUZIONE PUBBLICA, BENI CULTURALI) SEDUTA N. 189 - GIOVEDÌ 3 APRILE 2003
AUDIZIONE DI RAPPRESENTANTI DI CGIL, CISL, UIL
Intervengono, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, il dottor Rossi e il dottor Fasoli della CGIL, il dottor Calcara della CISL e il dottor Cerasoli della UIL.
La seduta inizia alle ore 14,45.
PROCEDURE INFORMATIVE
Seguito dell'indagine conoscitiva sui nuovi modelli organizzativi per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali: audizione di rappresentanti del Coordinamento Nazionale CGIL, CISL, UIL del Ministero per i beni e le attività culturali
Riprende l'indagine conoscitiva, sospesa nella seduta pomeridiana del 20 marzo scorso.
Il presidente ASCIUTTI introduce l'audizione e dà la parola ai rappresentanti del Coordinamento nazionale CGIL, CISL, UIL del Ministero per i beni e le attività culturali.
Ha la parola il dottor ROSSI, in rappresentanza della CGIL, che, pur ricordando che il suo sindacato aveva criticato la riforma del Ministero per i beni e le attività culturali approvata durante la scorsa legislatura, ritiene tuttavia prematuro un ulteriore intervento di riforma, senza che si siano ancora verificate le potenzialità del precedente. Indi, con riferimento alla riforma del Titolo V della Costituzione, manifesta viva preoccupazione per il rischio che si giunga ad una spaccatura nella gestione dei beni culturali fra lo Stato da un lato e le regioni e gli enti locali dall'altro, mentre risulta necessario un approccio unitario. Sottolinea, comunque, l'importanza che la tutela dei beni culturali continui a rimanere di competenza dello Stato. Teme, altresì, che la consistente riduzione delle risorse statali al settore dei beni culturali (pari a circa il 60 per cento rispetto al totale negli ultimi quattro anni) possa vanificare gli sforzi compiuti, anche dallo stesso sindacato che favorì una maggiore flessibilità oraria del personale, per migliorare la gestione e la fruizione del patrimonio culturale. Sottolinea, inoltre, l'opportunità che la gestione dei beni culturali rimanga pubblica residuando per i privati solo un ruolo nella gestione dei servizi accessori. Ritiene, altresì, assolutamente necessario che, nelle ipotesi previste dal decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368, di creazione di associazioni o fondazioni per la valorizzazione dei beni culturali, il personale continui ad appartenere ai ruoli del Ministero. Una scelta in tal senso è stata, peraltro, compiuta per il personale del Museo egizio ed è prevista dal disegno di legge d'iniziativa del senatore Passigli (atto Senato n. 2077), relativo all'istituzione della Fondazione "Galleria degli Uffizi" di Firenze. Si creerebbe, altrimenti, il problema di dove collocare il personale che non intenda transitare nelle fondazioni.
Interviene il dottor CERASOLI, in rappresentanza della UIL, che sottolinea come negli ultimi anni il Ministero per i beni e le attività culturali stia assumendo un ruolo innovativo nella gestione del patrimonio culturale, basato principalmente sull'attività di coordinamento e raccordo con le regioni e gli enti locali. Ritiene inoltre importante l'inclusione del Ministro dei beni culturali nel Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) prevista nel decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368. Sottolinea con favore, indi, la sottoscrizione dei dieci Accordi di programma tra il Ministero e le realtà locali, che testimonia della scelta da parte delle istituzioni di concertare le attività di tutela, conservazione, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale. Quanto alla questione relativa alla privatizzazione della gestione dei servizi nel settore dei beni culturali, prevista dall'articolo 33 della legge 21 dicembre 2001, n. 448, manifesta orientamento contrario. Rileva, in particolare, come nella maggior parte dei casi la gestione dei beni culturali non garantisca margini di profitto. I dati relativi alla gestione degli scavi di Pompei, che pur rappresenta una delle principali mete turistiche, confermano ad esempio l'esistenza di una consistente divergenza tra i costi, in particolare quelli per il personale, ed i ricavi derivanti dalla bigliettazione. L'ipotesi di affidare ai privati la gestione dei beni culturali, quindi, porta con sé il rischio di un ricorso indiscriminato a politiche di razionalizzazione delle risorse, anzitutto umane, nell'intento di ridurre le perdite di bilancio. Interviene la senatrice ACCIARINI che sottolinea la gravità della situazione finanziaria di molti musei italiani e sottolinea l'opportunità di verificare i dati sui relativi introiti e costi.
Il PRESIDENTE osserva che l'asserito squilibrio economico potrebbe non compromettere l'interesse dei privati e che esistono comunque meccanismi atti a garantire la stabilità dell'occupazione.
Il dottor ROSSI interviene ricordando che l'unico sito che realizza consistenti profitti è il Colosseo di Roma. Ciò non toglie, peraltro, una diversa prospettiva nella dimensione dei distretti culturali.
Conviene il dottor CERASOLI, sottolineando che i dati mostrano un netto incremento dell'affluenza dei visitatori e degli introiti, anche grazie all'apertura prolungata ed estiva dei musei realizzata su iniziativa dello stesso sindacato, con conseguente beneficio per l'indotto. Si deve tuttavia, a suo avviso, spostare l'ottica verso l'incremento della qualità dei servizi offerti, il che implica innanzitutto l'adozione di una carta dei servizi. Nel ricordare, inoltre, l'annosa questione dei precari del Ministero, sottolinea il prezioso ruolo che essi svolgono soprattutto in considerazione dell'elevata carenza dell'organico (22 mila dipendenti rispetto ai 25 mila previsti dalla pianta organica). Occorre, indi, risolvere la questione relativa alle farraginose procedure, ulteriormente complicate dal decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368, previste per la programmazione dei piani di spesa. Ciò, che si aggiunge alla costante riduzione delle risorse, determina consistenti ritardi nell'erogazione e un'assai ridotta capacità di spesa, come evidenziano i dati relativi ai residui. Segnala inoltre come le consistenti riduzioni delle risorse destinate a finanziare i costi di funzionamento condurranno, con ogni probabilità, alla chiusura di numerosi Archivi. Conclude l'intervento sottolineando la scarsità delle risorse che il Ministero destina agli investimenti nella formazione del proprio personale (a differenza del sindacato che invece investe ingenti risorse proprie) e le basse retribuzioni, anche rispetto agli altri impiegati pubblici, che percepiscono i dipendenti nonostante le elevate competenze tecniche, riconosciute anche all'estero.
Il PRESIDENTE ringrazia i rappresentanti del Coordinamento nazionale CGIL, CISL, UIL del Ministero per i beni e le attività culturali e rinvia il seguito dell'audizione.
Il seguito dell'indagine conoscitiva è poi rinviato.
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