La delega al Governo per la redazione del Codice prevede la possibilità di modificare il dettato normativo entro due anni dalla data dell’entrata in vigore (vd. art. 10, comma 4, legge 137/2002).
Il Ministero per i Beni Culturali ha fatto sapere che sta lavorando al decreto legislativo di integrazione e correzione del Codice da approvarsi entro il 1° maggio 2006.
Ricordiamo che giovedì 10 novembre il Consiglio dei Ministri aveva inserito all'ordine del giorno anche l’esame preliminare del decreto legislativo concernente disposizioni correttive ed integrative del codice. Ma l'esame del testo è stata rinviata ad altra seduta.
L’articolo 115 del Codice doveva essere modificato come segue:
"ah) all’articolo 115:
- al comma 3, la lettera a) è così sostituita: “a) affidamento diretto a soggetti giuridici, costituiti o partecipati dall’amministrazione pubblica cui i beni pertengono nelle forme consentite dalle disposizioni vigenti. Il Ministero partecipa agli organi di gestione dei soggetti medesimi con propri rappresentanti, individuati tra coloro che non ricoprano incarichi istituzionali in materia di tutela.”;
- al comma 4, il secondo periodo è sostituito dal seguente: “La scelta tra le due forme di gestione indicate alle lettere a) e b) del comma 3 è attuata, previa definizione degli obiettivi programmatici, mediante valutazione comparativa, in termini di efficienza ed efficacia, delle modalità idonee al perseguimento di detti obiettivi”;
- il comma 8 è sostituito dal seguente:
“8. Il rapporto tra il titolare dell’attività e l’affidatario od il concessionario è regolato con contratto di servizio, nel quale sono definiti, tra l’altro, i contenuti del progetto di valorizzazione e i relativi tempi di attuazione, i livelli qualitativi di erogazione del servizio e di professionalità degli addetti nonché le modalità di esercizio dei poteri di proposta, impulso e controllo spettanti al titolare dell’attività, al fine di assicurarne la rispondenza agli obiettivi definiti ai sensi del comma 4.”;
Questa versione già prefigurava una situazione in cui il Ministero ricopriva una posizione debole e marginale per lasciare ai privati maggior libertà di azione.
Il commento oggi pubblicato nelle News e richiamato da Settis nel suo articolo su La Repubblica critica questa versione dell’articolo 115 e propone un’altra soluzione, ancora più radicale nella separazione delle competenze.